Tutti, prima o poi abbiamo provato questa sensazione. Stai vivendo la tua giornata, facendo le solite cose, quando all’improvviso accade l’irreparabile. Lo smartphone ti scivola dalla mano (a me invece dalla tasca dei pantaloni mentre pedalavo in bici) e precipita al suolo!
Se hai i riflessi pronti, provi in tutti i modi a impedire la fatale collisione col terreno… con i riflessi di un gatto provi prima con le mani… poi con i piedi… io invece non ho potuto fare niente: ho semplicemente sentito uno strattone all’auricolare.
Comunque ci provi, ormai è troppo tardi: il tuo telefono sbatte sul pavimento… senti il “crack”…
Quando lo raccogli da terra ti accorgi che funziona ancora… ma lo schermo è ormai una ragnatela… Amen!
Personalmente, da ingegnere, mi sono chiesto perché, con tutto quello che costano gli smartphone, non vengano testati fino in fondo alla caduta accidentale.
Va be’, lo confesso. Nel mio caso, anche se fosse rimasto integro, ci ha pensato l’auto che mi seguiva a passarci sopra e a dargli il colpo di grazia!!
Il drop test
Aneddoti a parte, spesso ci dimentichiamo che il drop test, insieme a quelle di durata, sono tra le più prove più costose da realizzare:
- Per prima cosa l’azienda deve realizzare il prototipo del prodotto, cosa che, continuando a usare l’esempio dello smartphone, richiede la creazione degli stampi e la messa a punto dei processi produttivi.
- Dopo di che, durante il drop test, devono essere utilizzati numerosi modelli di prova per saggiare la robustezza del prodotto. Vuol dire assemblare e rompere decine e decine di smartphone facendoli urtare con il suolo con ogni angolazione possibile.
- Alla fine, anche se dalle prove sperimentali emergono i limiti strutturali nel prodotto e le idee per la loro risoluzione, non è detto che a questo punto dello sviluppo sia tecnicamente possibile o economicamente sostenibile per l’azienda apportare tutte le correzioni necessarie. Rilavorare uno stampo non è un’operazione né semplice, né economica.
È evidente come la simulazione al calcolatore possa essere utilizzata per testare decine e decine di Digital Twin dello smartphone, in maniera completamente virtuale, consentendo all’azienda un beneficio economico sostanziale rispetto al test fisico, e al cliente finale un prodotto finale di qualità superiore.
Con la simulazione delle prove di impatto puoi infatti simulare l’urto di un prodotto contro un piano di riferimento rigido, e valutare se durante questo evento le sollecitazioni raggiungano livelli troppo elevati per la resistenza dei singoli componenti.
Simcenter 3D
Quello che prima era un fattore limitante nell’adozione sistematica delle simulazioni di impatto è il fatto che erano necessari strumenti altamente specialistici. Ossia i soliti utilizzati per simulare il crash automobilistico. Si tratta di strumenti e tecnologie fuori dalla portata del progettista perché non sono direttamente integrabili o interfacciabili con il CAD.
Con Simcenter 3D la simulazione delle prove di impatto è decisamente più semplice grazie all’integrazione tra il modellatore CAD-FEM associativo e il potente solutore Non Lineare Multi-Step in grado di gestire fenomeni transitori come gli urti.
Come puoi vedere nel video qui sotto, il flusso di lavoro per l’analisi di drop-test con Simcenter 3D è semplice e diretto. Imposti la direzione dell’urto, la velocità iniziale del corpo, il piano di riferimento su cui andare a sbattere, come gestire la storia temporale dei risultati… et voilà, la simulazione di impatto è servita!
Se desideri approfondire gli aspetti delle Analisi di Impatto e Crash puoi visitare la pagina corrispondente sul nostro sito aziendale.
Se invece desideri maggiori informazioni su Simcenter 3D puoi consultare la pagina del prodotto seguendo questo link.
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